| Sono belle parole, ma non pensi a chi è Ultras dentro e non può esternarlo perchè la sua squadra del cuore gioca in un campionato di periferia e non vive certo nel lusso di uno stadio ma in un campaccio nascosto tra le frasche? Di sovente il nostro amico Calatino ha fatto capire che essere chiamato Ultras ha un certo peso e non può confondersi con il semplice tifoso. Premetto che abbordare le tipe, siano esse allo stadio o al cimitero per il primo Novembre è il passatempo che prediligEVO (mi devo sposà); posso affermare con certezza che i valori da te elencati sono vivi in me tifoso carrapipano, pur non avendo alle spalle un gruppo organizzato o una squadra con una storia calcistica da CND o superiore gloria.
Pertanto mi preme aggiungere che il popolo italiano ha già alti questi valori, nati forse dall'orgoglio e dalle sofferenze. La conquista del quarto Mondiale ha dimostrato che l'essere Ultras significa trasformare la propria gioia in sano divertimento. Dissocio però da ciò che molti Ultras affermano riguardo agli scontri, fin troppo radicati nella società moderna. La rivalità sportiva non deve servire da pretesto per scatenare la primordiale e animalesca ferocia umana. La violenza negli stadi è una delle piaghe più dolorose dello sport moderno. Nemmeno nelle più antiche arene romane accadeva ciò. Quelli che voi chiamate schiavi sono in realtà ragazzi, ragazze, uomini e donne, che hanno una famiglia e un amor di patria proprio come voi. Ho qualche parente nell'arma e mi reputo orgoglioso di loro io per primo. Le mele marce, i corrotti, gli ignobili, prutroppo sono ovunque; come sempre basta un granello per fare un deserto. Perchè non limitare la gioia, l'appartenenza, l'orgoglio, con semplici cori, canti di onore verso i propri beniamini? che senso ha dimostrare la propria forza o quella dei giocatori scontrandosi, ferendosi o rischiando di generare violenza? infondo si va allo stadio per assistere a un match in cui 22 uomini rincorrono una sfera e tentano di fare più punti; mica sono gladiatori pronti al sacrificio.
Stesso problema ai vari G8... I rappresentanti dei popoli più influenti del pianeta si godono beati il loro sorbetto al limone chiacchierando del più e del meno, mentre due, tre fazioni si scontrano tra la canicola e la rabbia. La guerra dei poveri, dove chi si erge a controcorrentista rivendica il proprio ruolo nella società, magari picchiando selvaggiamente lo "sbirro" di turno. Alla fine non fa che picchiare sè stesso. Picchiato il "piedi piatti" cosa rimane? la soddisfazione? e perchè? Che importa? E perchè lo "sbirro" deve riversare la propria rabbia nei confronti del "rastaman"? Insomma, tanto il potente rimane adagiato sulla sdraio a sorseggiare il suo sorbetto al limone.
Non sono di destra, nè mi reputo pienamente di sinistra, ma purtroppo sono così...mi piace la non violenza. Sport= vita, gioia, canzoni, forza interiore, comunanza, rispetto, cultura della sconfitta...
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