| Massa e Raikkonen «steccano» Alla roulette di Monza è uscito il numero 15. Non ci aveva puntato nessuno, forse il solo Schumacher che su questo numero quindici, corrispondente ad un giovanotto di ventuno anni, cresciuto dalle sue parti e da lui praticamente... allattato, una puntata l'ha fatta. Il giovanotto si chiama Sebastian Vettel e tutti, ora che ha vinto a Monza (il più giovane pilota che sia riuscito nell'impresa sul circuito monzese), gridano che è nata una stella, In effetti Sebastian si era già fatto apprezzare anche se gli era stata affidata una macchina, nata sulle ceneri della Minardi, non subito competitiva. Ma la Toro Rossa è cresciuta bene curata da gente capace che sa quello che fa. Ne sa tante che, dovendo scegliere un motore ha scelto un Ferrari e lo ha fatto crescere bene. Sul circuito bagnato che ha livellato le prestazioni facendo emergere i «manici» veri, Vettel si è preso il gusto di conquistare la «pole» il sabato, di partire primo la domenica e primo arrivare senza mai permettere a nessuno di importunarlo. Merito suo, merito di una macchina che i bravi «artigiani» faentini hanno fatto crescere rapidamente. Non è così un caso che su questo semplice e simpatico giovanotto Schumacher ci abbia puntato fino a consigliarlo (a quanto dicono) anche alla Ferrari dove hanno preferito allungare il contratto a Raikkonen che ieri è ricaduto nella depressione. Sul circuito di casa la Ferrari non ha fatto una gran bella figura. Dicono che queste Bridgestone faticano a scaldarsi sui terreni bagnati, dicono che una volta raggiunta l'affidabilità la velocità non è più quella di prima e che la McLaren e, forse, non solo lei, ne abbia di più in corpo. Risultato: qualifiche miserelle per Massa, umilianti per Raikkonen partito a metà gruppo. E qui non c'è stata la reazione che ci si aspettava: mentre Hamilton scavalcava avversari ad ogni giro e Massa, bene o male si difendeva, Raikkonen faceva la sua fila sonnecchiando, svegliandosi, come spesso gli capita, quando è tardi e non c'è neanche il tempo di andare a punti. A memoria una figura così le «rosse» sul circuito monzese non facevano da decenni: un sesto posto per Massa prudente e conservatore, un nono per «icemen». Ci fa la birra... E' stata la giornata dei giovani coraggiosi, Vettel a parte, si è battuto da leone e poi arrivato al podio anche Kubica e Kovalainen ha confermato di essere uomo da McLaren. Si è visto un buon Trulli, un Fisichella che finchè non è finito sul muro con la sua Force India non aveva sfigurato e si è visto che Alonso è sempre Alonso se è vero che ha quasi sfiorato il podio. Hamilton ha conservato il suo primo posto nel campionato e ha tanta rabbia in corpo che non sarà facile scalzarlo. Ci attende ora, per la prima volta a Singapore un Gp in notturna. Non è che contribuirà a far dormire ancor più Raikkonen...?
Vettel al settimo cielo: «Il team mi ha detto, vai e distruggili»
Monza. Campioni in fila dietro il ragazzino: dopo avere conquistato la pole position, segnando il record del pilota più giovane a raggiungere questo obiettivo (21 anni e 72 giorni), Sebastian Vettel, il pupillo di Michael Schumacher, ha sbancato sotto la pioggia anche in gara e ha conquistato a Monza la prima vittoria della sua carriera al volante della Toro Rosso motorizzata Ferrari. I piloti del Cavallino, invece, sono stati deludenti: Felipe Massa e Kimi Raikkonen si sono piazzati solo sesto e nono. Hamilton, settimo dopo essere partito dalla 15/a posizione, mantiene di un punto, su Massa, la leadership mondiale. Per il tedesco c'è anche un secondo record: quello del vincitore più giovane in un gran premio di Formula 1. Il precedente (Ungheria 2003) era di Alonso con 22 anni e 26 giorni. Le Ferrari intanto steccano, ma il campionato mondiale non è compromesso. Nella classifica piloti Felipe Massa, pur non brillando sotto la pioggia brianzola, ha guadagnato un punto. Ha il fiato sul collo di Lewis Hamilton (77 lunghezze contro 78). Il sorpasso è in agguato. La notte di Singapore, a fine settembre, potrebbe essere determinante. Così come Monza ha fornito chiarezza sui ruoli nel team di Maranello: Raikkonen, staccato di 21 lunghezze dall'inglese, dovrà aiutare Massa nel realizzare il suo sogno iridato nato sulle strade brasiliane di San Paolo dopo avere visto le gesta di Ayrton Senna. Iceman però scalpita, fa resistenza: «Non so, vedremo» ha sottolineato ad una domanda diretta di un giornalista. In precedenza, tuttavia, il finlandese aveva lasciato aperta una porta sottolineando che «viene anche il momento in cui bisogna fare il bene della squadra». A sua volta Massa è stato altrettanto esplicito: «Io devo guidare - ha detto il brasiliano - e pensare al mio lavoro. Devo essere il più possibile davanti ad Hamilton. Le altre cose non riguardano me». Ma oggi il responsabile della gestione sportiva del Cavallino, Stefano Domenicali, ha messo la parola fine sulla querelle a distanza tra i due piloti. «Lo abbiamo sempre detto - ha spiegato il manager - l'interesse è quello della squadra. Nel momento in cui, come questo, la situazione di campionato va a prendere una chiara direzione, i nostri piloti fanno quello che, nel lecito di quello che è permesso, deve essere fatto nell'interesse della squadra. In questo caso la risposta mi sembra abbastanza chiara». Il campionato non è compromesso, anche se nei costruttori la McLaren si è avvicinata molto, ma in casa Ferrari c'è allarme pioggia. «La gara - ha detto Domenicali - ha dimostrato una volta di più che la nostra vettura in condizioni particolari non riesce ad esprimere il potenziale che ha e non riesce ad essere veloce. Dobbiamo lavorare molto. Abbiamo un test importante al Mugello (protagonisti Badoer, Raikkonen e Massa, ndr) per vedere di mettere in pratica qualche miglioramento oppure qualche verifica di assetto diverso per portare in temperatura le gomme in certe condizioni». Anche Felipe Massa ammette che «in condizioni normali saremmo potuti arrivare nei primi tre». «Per chi ha fatto strategie diverse, più lunghe - ha precisato - è andata bene. Ieri si parlava di asciutto per la gara di oggi. Purtroppo è successo il contrario. Quest'anno - ha detto facendo riferimento alle migliori prestazioni della McLaren con la pioggia - abbiamo visto che ogni volta che pioveva o c'erano condizioni difficili loro andavano più forte. Non è la prima volta che lo vediamo. Però anche noi siamo andati tante volte più forti di loro. Bisogna vedere cosa succederà nelle prossime gare». Massa ha poi sottolineato di essere fiducioso per Singapore. «È una pista nuova - ha detto - può essere positiva come è stata la gara di Valencia. Speriamo di fare altrettanto». Kimi Raikkonen non ha festeggiato in bellezza il suo rinnovo di contratto fino al 2010. «Oggi - ha detto Iceman - è stata una gara molto difficile per noi. Nelle condizioni che avevamo all'inizio della corsa, come già visto altre volte in passato, non siamo riusciti a mandare in temperatura i pneumatici ed è mancata totalmente l'aderenza. Non potevo far altro che cercare di rimanere in pista e sperare che la situazione cambiasse. Quando è avvenuto, purtroppo era troppo tardi».
il punto
Monza. Strappata la pole position più giovane della storia, Sebastien Vettel aveva regalato ai cronisti un solo aggettivo: «incredibile». Messi in riga tutti i piloti del circo più famoso dell'automobilismo mondiale - il primo a farlo a 21 anni, uno in meno del precedente recordman, Fernando Alonso - si definisce letteralmente «senza parole». Non ne servono molte, d'altronde, per raccontare il paradiso: «il giorno più bello della mia vita - ha spiegato raggiante - più bello di quanto potessi mai immaginare. Non dimenticherò mai queste sensazioni». Anche perchè, riavvolgendo il nastro della memoria, in gara e nelle qualifiche «tutto è andato bene, tutto è stato perfetto», dalla «macchina, alla strategia. Tutto il week-end è stato fantastico. Ieri la pole position, oggi la vittoria»: cose da togliere il fiato come le sole 22 gare impiegate dal "ragazzino" di Heppenheim a salire sul gradino più alto del podio. Una manciata di corse per portare sull'Olimpo la Toro Rosso, la Minardi di una volta, con sede a Faenza, motore Ferrari, due comproprietari - Gerhard Berger e Dieter Mateschitz - 180 dipendenti e un budget sui 100 milioni di euro, lontano dagli oltre 250 dei primi cinque team del Mondiale. Un gruppo capace di far sventolare nuovamente la bandiera italiana in cima a un podio dopo la Ferrari, l'Alfa Romeo e la Maserati. «Tutto il team non dimenticherà mai questo giorno - ha osservato Vettel - Dall'anno scorso tante cose sono cambiate, in passato sono stati commessi errori ma ora siamo più concentrati, la mentalità è cambiata, l'atmosfera è cambiata. Quando sono salito sulla mia vettura i ragazzi della squadra mi hanno detto: ora distruggili. Io ho spinto come un forsennato e loro mi incitavano: in questo senso, possiamo dire che oggi abbiamo avuto le palle». E nel commentare il suo giorno perfetto, Vettel non dimentica uno dei perni della scuderia, il responsabile dell'area tecnica Giorgio Ascanelli, una delle figure più note e preparate dell'intero circus della Formula 1. «Ciò che ha fatto con questo team - ha puntualizzato - è incredibile. È giusto che venga riconosciuto: sono orgoglioso e felice».
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