| Spagna, le mani sul mondiale
Vale: "Ci stanno surclassando"
La supremazia iberica va oltre il podio monopolizzato in MotoGP e la lotta iridata Lorenzo-Pedrosa, e Rossi lo spiega: "Lì sono superiori per scuola e investimenti; da noi i giovani bravi ci sono, ma loro sono al top"
Il podio spagnolo di Motegi: Lorenzo, Pedrosa e Bautista. AfpL'armada spagnola prende sempre più possesso delle piste del motomondiale e a Valentino Rossi scappa un commento eloquente: "Ci stanno surclassando". Il palcoscencico è quello giapponese di Motegi, dove si è visto il primo podio interamente spagnolo della classe regina, con il trio Pedrosa-Lorenzo-Baustista ad annaffiarsi di champagne, raccogliendo il testimone lasciato da Marquez-Espargaro-Rabat, che avevano appena monopolizzato la cerimonia della premiazione della Moto2. Non c'era bisogno della gara di Motegi per rafforzare un primato che, prima ancora che nei valori cronometrici risiede nei numeri: due spagnoli ai primi due posti del mondiale MotoGP (Lorenzo, Pedrosa), altrettanti in vetta alla Moto2 (Marquez, Espargaro), con altri due iberici (Vinales e Salom) alle spalle del leader iridato della Moto3, il tedesco Sandro Cortese. La Spagna in questa stagione del motomondiale ha conquistato 29 vittorie complessive (11 in MotoGP e Moto2, 7 in Moto3) su 43 gare: quasi un monomarca.
Vale: "Spagna superiore" — Le ragioni di una supremazia simile le illustra Valentino Rossi, capostipite di una generazione tricolore che in passato aveva l'egemonia, e che ora si trova a rincorrere: "C'erano i tempi in cui io, Biaggi e Capirossi ci trovavamo spesso insieme sul podio - dice il pesarese -, ma adesso la Spagna ci sta surclassando. Il problema è soprattutto per i giovani che stanno crescendo, perché in Spagna hanno una scuola valida e c'è gente brava e pronta a fare grandi investimenti per supportare un movimento che lì riscuote grande successo". La scuola italiana non è però ferma, come dimostrano gli emergenti Fenati - vittoria alla sua seconda gara in Moto3 -, Tonucci - primo podio nelle piccole, proprio a Motegi - e Antonelli, e l'impegno che la Federazione sta mettendo per la crescita di un vivaio di grandi prospettive, ma la Spagna è oltre. E Valentino lo conferma. "In Italia i giovani bravi ci sono ed è una cosa molto importante per il futuro, ma il nostro movimento è al livello di altri, mentre la Spagna è oltre, più lontana".
Valentino Rossi, 33 anni, tre podi in 2 anni con la Ducati. Afpil duello iridato — Parlando di Spagna, è inevitable pensare al duello iridato della MotoGP che sta accendendo il finale di stagione: Lorenzo è leader con 28 punti sul connazionale Pedrosa, sta vivendo di rendita sui risultati che con grande costanza (6 vittorie e otto secondi posti) ha conseguito fin qui, ma è al limite. A Jorge bastano tre terzi posti nelle restanti tre gare per il secondo alloro iridato nella classe regina, ma sa di trovarsi in condizioni di inferiorità tecnica: "La Honda è troppo più forte in accelerazione, c’è molta più differenza rispetto all’inizio dell’anno e così non posso vincere. Mi piacerebbe farlo prima della fine dell’anno, ma il mondiale è più importante delle singole vittorie". Quindi, più testa che polso per il pilota della Yamaha, e soprattutto nervi saldi. Dall'altra parte c'è un Dani che sta rinvenendo con una progressione notevole, iniziata proprio in coincidenza dell'arrivo del nuovo telaio e dell'infortunio di Stoner che lo ha proiettato prima guida dell'Hrc. Quattro vittorie nelle ultime cinque gare - più il pasticcio di Misano - lo inducono a non mollare, forte di un mezzo impeccabile e di una cattiveria agonistica mai raggiunta prima: è un degno pretendente al trono ed è merito suo se il finale di stagione, al di là di troppe gare al cloroformio, resta vivo.
m.bri.
|