| Alla vigilia della kermesse iridata era soltanto un sogno, una timida speranza. Oggi quel sogno per Andrea Biagi è diventato realtà. L'atleta catanese, infatti, ha conquistato la medaglia d'oro per diversamente abili ai Campionati del Mondo di canoa che si sono svolti ad Hallisax, in Canada, nella categoria K2 200 metri, in tandem con la cagliaritana Anna Pani. «Sono molto soddisfatto per la prestigiosa medaglia conquistata - afferma Andrea Biagi - tradizionalmente l'Italia, rispetto alle altre nazioni, è da sempre una spanna superiore agli altri per quanto riguarda le gare in canoa: insomma, abbiamo rispettato il pronostico anche se, ebbene sottolinearlo, la concorrenza è stata più che agguerrita». A chi dedica questo successo? «Al mio allenatore, Daniele Romano, alla mia famiglia, alla mia compagna Lella che mi ha sempre spronato a far bene e al Circolo Canottieri Catania, la società con la quale sono tesserato». Una vittoria che ha condiviso con Anna Pani. «Anna è un'atleta splendida: ha carattere, grinta e determinazione da vendere. Abbiamo portato in alto il nome dell'Italia e questo ci fa sicuramente onore». Appena tornato a Catania si sta godendo una settimana di meritato riposo. «Ma si tratta soltanto di una settimana, gli impegni non mancano, e tra qualche giorno tornerò ad allenarmi nel porticciolo di Ognina come faccio ormai da tanti anni». Con rinnovato entusiasmo e nuove ambizioni? «Sicuramente. La medaglia ottenuta ai mondiali canadesi deve essere un punto di partenza e non di arrivo. La canoa è la mia più grande passione e come tale non posso farne a meno più di qualche giorno". Prossimi impegni? «A fine mese ci sono i campionati italiani all'Idroscalo di Milano, dove gareggerò per la categoria K1 200 e 1500. Spero di far bene anche in questa manifestazione, sarebbe il giusto coronamento dopo un anno di duro lavoro». Andrea Rapisarda
Berlino. La vicenda di Caster Semenya, sudafricana di 18 anni medaglia d'oro negli 800 donne sospettata di essere un uomo, secondo il quotidiano popolare svizzero Blick è tutta vera, e la federazione di atletica del Sudafrica lo sapeva da marzo scorso, ma lo ha tenuto segreto per non pregiudicarsi la vittoria. «Caster è una vittima di dirigenti sudafricani criminali. Semenya è un ermafrodito (cioè ha ambedue gli attributi sessuali, ndr) e questo lo ha accertato un esame clinico praticato già a marzo scorso - ha detto a Blick un non meglio identificato «allenatore che è stato per molti anni a lavorare in Sudafrica» - Solo che la federazione sudafricana non ha comunicato i risultati nè alla Iaaf e neppure alla famiglia dell'atleta». LE SCUSE DELLA CUSMA. «Mi scuso per quello che ho detto, mi dispiace». Elisa Cusma, 6ª nella finale degli 800, fa mea culpa dopo le dichiarazioni rilasciate su Caster Semenya. L'azzurra, al termine della gara disputata, aveva definito «un uomo» la 18enne atleta sudafricana.
Lorenzo Magrì Oggi al festival dello sprint mondiale ci sarà anche l'Italia. Ieri, ai Mondiali di atletica di Berlino, il quartetto della 4 per 100 maschile allestito dal tecnico catanese Filippo Di Mulo, con Roberto Donati in prima, Simone Collio, il trapanese Emanuele Di Gregorio e in ultima Cerutti, ha battuto la Giamaica, campione olimpico col primato del mondo (37"10), ma ieri senza superman-Usain Bolt, che ha festeggiato i 23 anni con una scorpacciata di pollo fritto, approdando alla finale in programma oggi. L'Italia, dopo una lunga sosta per il temporale che s'è abbattuto sullo stadio Olimpico di Berlino, ha vinto in 38"52 e con questa prestazione rilancia le proprie quotazioni in vista della finale in programma oggi alle 20,50. Quella tricolore è la terza formazione europea in finale, con Gran Bretagna (38"11, 2ª dietro gli Stati Uniti, miglior tempo con 37"97) e Francia (ripescata con 38"59). «Eravamo convinti di farcela - spiega Di Gregorio che si allena a Catania col prof. Di Mulo - e questo risultato non è casuale perché questo è un gruppo valido e ben affiatato, pronto a giocarsi tutto in finale». Come era successo nel successo in Coppa Europa, ancora qualche problema nel cambio tra Collio e Di Gregorio, ma oggi se non ci saranno sbavature, sognare non costerà nulla, anche se oggi la Giamaica schiererà il «marziano» Usain Bolt, superstar di questi mondiali con due ori e due record del mondo (9"58 sui 100 e 19"19 sui 200), oggi a caccia del 3° titolo e del 3° mondiale con la 4 per 100: «Sono pronto per un altro record. Ma spero che anche i miei compagni della staffetta lo siano», ha confessato ieri Bolt che ha guadagnato sinora 2.665 dollari per ogni secondo di gara sulla pista di Berlino: ogni titolo iridato vale infatti 60.000 dollari e ogni record mondiale 100.000 dollari. E ieri, c'era stata l'ennesima delusione azzurra in questi Mondiali dalla finale della 50 km di marcia dove tutti aspettavano l'oro da Alex Schwazer, oro lo scorso anno ai Giochi di Pechino e invece dopo 25 km è stato costretto al ritiro e l'oro è andato al russo Kirdyapkin (3 ore 38'35"), davanti al norvegese Nymark (3 ore 41'16") e allo spagnolo Garcia (3 ore 41'37"). «Ho avuto problemi di stomaco - racconta Schwazer - ne soffro da qualche giorno, da quando sono arrivato a Berlino. Prima non avevo niente, mi è successo qualcosa qui ma non saprei spiegarne il motivo. Avevo avvertito questi problemi di digestione anche in allenamento, per curarmi le abbiamo provate tutte e pensavo che mi sarebbero passati. In gara ho mangiato mezza banana, ma è come se avessi mandato giù una mucca». La marcia da sempre serbatoio inesauribile di medaglia, lascia l'Italia a secco con il bilancio che parla di un 4° posto del giovane Giorgio Rubino nella 20 km (ritirato Ivano Brugnetti) e il 9° posto di Elisa Rigaudo e l'8° posto nella 50 km di ieri di Marco De Luca (3 ore 46'31") e 28° Diego Cafagna (4 ore 8'04"). E oggi in chiave azzurra attesa oltre che per la 4 per 100 e Gibilisco nell'asta, anche per la Claretti in finale nel martello e la Weissteiner in finale sui 5.000, mentre ieri nella finale dell'alto Giulio Ciotti ha chiuso all'11° posto (2,23) fallendo i 2,28. I titoli in palio ieri sono andati alla statunitense Allyson Felix, 22"02 sui 200, precedendo la giamaicana Campbell-Brown (22"35) e la bahamense Ferguson-McKenzie (22"41), mentre sui 400 piani s'è confermato l'olimpionico statunitense LaShawn Merritt in 44"06 davanti al connazionale Jeremy Wariner (44"60).
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