| Prime due giornate da dimenticare per i colori azzurri. Dalla marcia si aspettavano medaglie nelle prime due finali in programma, ma dalla 20 chilometri maschile e femminile è venuto fuori solo il quarto posto del giovanissimo Giorgio Rubino, che ha così migliorato il piazzamento dello scorso anno ai Giochi di Pechino e così adesso possiamo sperare solo in una grande impresa di Alex Schwazer, l'oro della 50 chilometri ai Giochi di Pechino, nella finale in programma venerdì mattina. Nella prova maschile della 20 chilometri che assegnava il primo titolo di questa edizione dei Mondiali, Ivano Brugnetti e Giorgio Rubino ci avevano fatto sognare andando in fuga nella prima parte di gare, prima di essere ripresi con Brugnetti che pagava caro lo sforzo ritirandosi, mentre Rubino, nel finale si riprendeva alla grande e conquistava un prestigioso 4° finale. Nella gara femminile, tutti aspettavano Elisa Rigaudo, bronzo lo scorso anno a Pechino e invece la torinese ha pagato il caldo, chiudendo al 9° posto. «Sono delusa, amareggiata, perché ci tenevo a far bene nell'anno successivo all'Olimpiade - spiega la Rigaudo - la fatica in questo 2009 è stata tanta, ho lavorato duramente senza risparmiarmi proprio per questo motivo. E a rendere tutto ancora più difficile è la constatazione che le medaglie, a parte l'oro della Kaniskina, erano davvero a portata di mano». E sempre nella prima giornata, fuori dalla finale dei 3000 siepi Elisa Romagnolo e Magdaline Martinez dalla finale del triplo, due prove deludenti e inaspettate. Si sono salvate solo in parte i tre velocisti che già possono pensare alla staffetta 4 per 100. Il migliore di tutti è stato il velocista trapanese Emanuele Di Gregorio, l'atleta di Castellammare del Golfo che si allena a Catania con il prof. Filippo Di Mulo che a Berlino è andato nelle vesti di tecnico della squadra azzurra. Di Gregorio ha corso in batteria in 10"35 chiudendo al 2° posto dietro a Darvis Patton (10"26) e nei quarti fino alla fine ha combattuto per conquistare un posto in semifinale, anche se il suo obiettivo come aveva dichiarato alla vigilia, era il superamento del primo turno. Nei quarti, Di Gregorio ha fallito il terzo posto che portava in semifinale per soli 4 centesimi chiudendo in 10"26 contro il 10"22 del francese Mbandiock. "Ho avuto buone sensazioni anche se, forse, mi sono alzato troppo presto. Sono al meglio della condizione. Sono venuto qui con l'idea che già la batteria doveva essere la mia finale. Un po' di rammarico così nelle parole di Emanuele Di Gregorio che commenta così la sua gara: «E' andata così. Penso di aver corso bene. Rispetto alla batteria sono partito più forte, pagando inevitabilmente poi qualcosa nel lanciato. Ma arrivati a questo punto era impossibile non provare a spingere al massimo». Adesso aspettiamo di vederlo nella 4 per 100 insieme a un Fabio Cerutti, visibilmente poco soddisfatto della sua prova (10"36 e 10"37, mentre Simone Collio è andato fuori al primo turno in 10"49): «Sono partito bene, ma mi è mancata l'accelerazione. Lo stop dopo gli Assoluti si è fatto sentire, incidendo su una condizione che sentivo veramente buona con la quale avrei potuto tentare di giocarmi l'accesso alla semifinale. Adesso dobbiamo concentrarci tutti sulla staffetta». E a pochi passi ascolta il prof. Di Mulo che già sta pensando al quartetto da mandare in pista nelle batterie della 4 per 100 in programma venerdì alle 19,30. Sui 1500 uomini, fuori Obrist, mentre cose buone da Elisa Cusma che è entrata nella semifinale degli 800 vincendo la sua batteria con autorità in 2'02"33; eliminata invece Daniela Reina, 5ª nella sua serie (2'06"30). Sui 400 piani, la Grenot è stata super in batteria in 51"43 e ieri in semifinale ha fallito la finale chiudendo al 4° posto in 50"85, per avanzare doveva migliorare il suo primato italiano di 50"30. Nel triplo uomini fuori dalla finale Fabrizio Schembri (15° con 16,88), Daniele Greco (16,18) e Fabrizio Donato (15,81). L. Mag.
Lorenzo Magrì Una prestazione «mostruosa» nell'evento più atteso dei Mondiali di atletica di Berlino: la finale dei 100. Nella gara che nell'atletica assegna il titolo di uomo più veloce del mondo, è arrivata la vittoria di un'atleta di un altro pianeta, il giamaicano Usain Bolt, vincitore dell'oro iridato con lo stratosferico tempo di 9"58 che cancella di ben 11 centesimi il primato del mondo che questo ventiduenne di Trelawny (23 anni il 21 prossimo) aveva stabilito lo scorso anno ai Giochi Olimpici di Pechino quando corse e vinse la finale in quello che allora con 9"69 sembrava aver aperto nuove barriere nel mondo dello sport. E il «marziano» dello sport mondiale voleva vincere dopo l'oro olimpico anche l'oro iridato e per farlo ha dato fondo a tutte le sue grandi doti e soprattutto stavolta non ha lasciato nulla al caso e se anche nei turni preliminari aveva «scherzato» con gli avversari (10"23, 10"01 e 9"89 in semifinale) stavolta ha macinato i 100 metri in poco meno di 40 passi chiudendo con un «crono» che fino a qualche anno fa prima dell'avvento di questo «marziano» appariva impossibile. Una dimostrazione di forza, di potenza, con una corsa elegante, elogio allo stile perfetto dell'atleta che usa le sue leve per dare il meglio sfruttando anche il più piccolo particolare del suo «motore», una Ferrari che non lascia spazio agli avversari costretti a dare il meglio e superarsi solo per riuscire a non sfigurare completamente. Bolt è partito dai blocchi dalla quarta corsia, con accanto in quinta corsia lo statunitense Tyson Gay che a Pechino non c'era e a Berlino voleva difendere i due titoli (100 e 200) vinti ai Mondiali di Osaka 2007. La partenza per questi due formidabili protagonisti dell'atletica mondiale, è stato cauto con un tempo di reazione che non è stato dei migliori con il risultato che Gay è stato costretto in avvio a rincorrere gli altri due atleti caraibici, Daniel Bailey e Richard Thompson e il connazionale Asafa Powell, ma quando ha deciso di accelerare, gli avversari, tutti gli avversari sono sembrati piccoli umani costretti ad inchinarsi a questo «marziano» della corsa veloce. Dopo metà gara il «marziano» ha fatto girare le sue lunghe leve che fanno adesso presagire squoncassi sui 200, magari già nella finale di giovedì e in futuro anche sui 400, con un cambio di velocità che ha messo in difficoltà anche la telecamere mobile che segue gli atleti in queste finali di corsa. Non ha mollato come aveva fatto a Pechino negli ultimi dieci metri, ha guardato solo per un attimo gli avversari alla sua sinistra e s'è avventato sul traguardo sicuro di aver compiuto una grande impresa. Il primato di 9"58 ha così cancellato le imprese dei suoi avversari che si sono superati per provare a tenere il passo del «marziano» con Tyson Gay che si può consolare per la conquista dell'argento e di essere diventato con 9"72 l'uomo più veloce degli Stati Uniti, cancellando il suo precedente limite di 9"77 che già quest'anno aveva fatto segnare e che era convinto potesse aver spaventato Bolt. Un 9"72 che è bastato solo per difendere l'argento, dall'attacco e dall'orgoglio di un grande Asafa Powell l'altro formidabile atleta giamaicano che negli appuntamenti importanti era sempre mancato ma stavolta è riuscito ad ottenere un bronzo pesante in 9"84, in una finale che rimarrà nella storia per il grande sigillo di Usain Bolt. Gli altri avversar sono stati sole comparse visto che dal 9"58 di Bolt, tempi come quelli dell'atleta delle Antille, Bailey (4°) e di Trinidad e Tobago, Richard Thompson (5°) entrambi con 9"93, sembrano delle prestazioni di routine che sicuramente Bolt fa registrare più volte durante i suoi allenamenti. Adesso con questo 9"58 ottenuto ieri a Berlino, Usain Bolt apre nuovi scenari sulle possibilità umane di andare più veloce di corsa, con il solo apporto delle leve inferiori. Gli studi di alcuni ricercatori che avevano previsto entro il 2187 un primato mondiale sui 100 fissato a 9"24 sono tutti da rivedere se questo giovanissimo «marziano» nato in Giamaica, continuerà la sua scalata vertiginosa verso nuovi primati mondiali. E ieri, per resto per Bolt, aver conquistato il nuovo primato mondiale, sembrava avere un'importanza relativa, visto che lui si diverte già correndo e divertendosi il «marziano» riesce a compiere impreso di questa grande portata. «Non sono venuto qui per fare il record del mondo - ha gridato forte subito dopo questa strepitosa impresa - sono venuto a Berlino per vincere una medaglia d'oro. E' stata una gara fatta bene e sono felice per questo. Volevo gareggiare e mi volevo divertire ed è andata proprio così. E adesso sono pronto per le altre due medaglie sui 200 e con i miei compagni della 4 per 100». Gli statistici sono avvisati, Bolt vuole ancora stupire e vuole fare riscrivere i trattati di fisiologia che hanno già fissato i limiti della velocità umana.
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