| NIBALI DOPO IL TOUR DE FRANCE
Il messinese si confessa a pochi giorni dalla conclusione di un tour de France corso con grande maturità "Un 7. posto che ripaga i miei sacrifici" «Il ricordo più bello la collaborazione con Armstrong nel tappone alpino. Alla fine Lance mi ha ringraziato»
Le emozioni in giallo del Tour de France hanno regalato una certezza al ciclismo italiano, Vincenzo Nibali. Corridore completo, in grado di vincere le classiche di un giorno con azioni improvvise (come nel Giro dell'Appennino), ma ormai sufficientemente maturo da preparare con estrema attenzione anche le grandi corse a tappe. Il settimo posto al Tour ha confermato i progressi del ventiquattrenne campione messinese della Liquigas, ormai consapevole dei propri mezzi tecnici e fisici. «Sono soddisfattissimo del mio Tour – conferma Nibali. Ho centrato il mio obiettivo di entrare nei primi dieci; avrei voluto arrivare a Parigi come miglior giovane, ma considerando che la Maglia bianca l'ha presa Andy Schleck, secondo nella classifica finale, sarebbe stato come vincere il Tour. Ho cercato di preparare questa stagione nel miglior modo possibile: sono stato sempre in giro per il mondo, fra gare e allenamenti, a Messina non sono venuto quasi mai. Ho corso tanto, ma anche se non arrivava il grande risultato non ero preoccupato, perché nelle gare di un giorno, oltre la condizione fisica ci vuole anche un po' di fortuna. Al Tour, però, sono arrivato in gran forma, e il settimo posto mi ha ripagato di tanti sacrifici». Rivedendo il film del Tour, cosa cambieresti di queste tre settimane? «Non ho un rimpianto vero e proprio: penso di aver corso bene, curando tutto con grande concentrazione. Forse, con qualche piccola attenzione in più avrei potuto guadagnare in classifica un minuto in più; penso alla tappa di Andorra, con la salita finale di Arcalis: se avessi pedalato sempre assieme ai primi avrei evitato quel micidiale vento contrario che alla fine mi ha fatto perdere una dozzina di secondi. Ma anche sulle Alpi posso recriminare qualcosa, perché in qualche occasione non sono riuscito a stare nel ventaglio, perdendo, così almeno 45 secondi. Se tutto fosse andato nella maniera giusta, alla fine avrei anche potuto agganciare il quarto o il quinto posto, ma c'è tempo per migliorare, penso già all'anno prossimo». Tra le emozioni più belle, invece, quali ricordi con maggior piacere? «Il Tour regala sempre grandi emozioni; penso all'arrivo di Verbier, durissimo in salita, in cui mi son piazzato terzo, dietro Contador e i due Schleck, con uno scatto finale. Ma il ricordo più bello, l'emozione più grande che conserverò a lungo l'ho provata in occasione del tappone alpino, quando assieme ad Armstrong abbiamo collaborato in salita, per recuperare lo svantaggio; un po' l'ho trainato io quando lui era un po' in difficoltà, poi mi ha dato una mano anche Lance, fino al traguardo; come ricordo conservo una bellissima foto della nostra azione in salita. Dopo la tappa mi ha anche ringraziato, ed ha avuto delle bellissime parole per me». Qual è la tua opinione sui tuoi compagni di alta classifica? «Al di là di tutto quello che si è detto, penso che Contador sia davvero di un altro pianeta. Ha ancora 26 anni e non ha mai fallito le grandi corse a tappe cui ha partecipato. Uno come lui nasce ogni dieci anni, ed è il degno successore di Armstrong; anzi, meno male che c'è solo lui, altrimenti non resterebbe niente per gli altri. Ma il grande personaggio di questo Tour è stato Lance; te ne accorgevi in corsa, quando c'era una fuga ma le telecamere inquadravano sempre lui, anche se era rimasto dietro. Ha dimostrato di poter tornare a competere ad alti livelli dopo tre anni e mezzo di inattività, e per di più a 37 anni compiuti: la gente ha apprezzato questo suo amore per il ciclismo, ed è tornata a seguirlo come prima. Andy Schleck ha corso un grandissimo Tour: penso che in futuro possa essere il mio grande rivale. Ma tra i giovani c'è anche Kreuziger, mio compagno alla Liquigas; è entrato in classifica al nono posto, e sono sicuro che farà parlare di sé. Come squadra abbiamo conquistato anche la Maglia a pois, con Pellizotti miglior scalatore; un grande risultato per Franco, che mi ha anche aiutato spesso in salita: se ne sono accorti in pochi, ma sulle Alpi, un giorno che ero in crisi, lui mi ha riportato su con i primi trainandomi per due, tre chilometri». Franco Ballerini, il Ct della Nazionale, ti ha seguito con attenzione in queste tre settimane, e ha dichiarato che punta su di te per i prossimi Mondiali. «Sono contento per le belle parole che Ballerini ha speso per me; so che il commissario tecnico azzurro mi stima, mi ha anche convocato alle Olimpiadi di Pechino. Non so se sarò uno dei capitani della squadra azzurra, c'è ancora metà stagione da disputare, e bisogna poi vedere in che condizioni arriverò a settembre. Ma ho già provato con la Nazionale il percorso di Mendrisio lo scorso giugno: è duro, e penso che con le mie caratteristiche potrò essere utile alla squadra, soprattutto nella parte centrale della gara; se ci sarà fuga potrebbe anche toccare a me. Ma la Nazionale ha diversi campioni che possono vincere il titolo iridato: penso, ad esempio a Cunego, fortissimo nelle corse di un giorno». La stagione per Nibali continua senza soste: sabato prossimo sarà in Spagna per correre la San Sebastian, classica dei Paesi Baschi, che vedrà, tra l'altro, il ritorno alle gare di Damiano Cunego. Per lo Squalo dello Stretto, però, in vista anche riconoscimenti: al suo ritorno a Messina, prima del campionati Mondiali di Mendrisio, sarà accolto ufficialmente dal sindaco, Giuseppe Buzzanca.
fonte: Gazzetta del Sud
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